PESCATE - "Equitalia mi ha bloccato il conto che avevo alla banca Fideuram e si prende anche la mia pensione per pagare un debito di circa 60 mila euro che ho con questa società. Non mi hanno lasciato nemmeno i soldi per mangiare e pagare le bollette. La mia ditta è fallita e devo pagare qualcosa come un milione e mezzo di debiti. Io voglio ripianare il mio debito. Ma mi ritrovo senza soldi, la casa pignorata e l'impossibilità di vendere tutti i miei beni". A lanciare la denuncia è Severino Corti, 68 anni, noto per essere stato il fondatore della Corti Arredamenti, la ditta di mobili di Pescate fallita nel 2010. Proprio all'indomani del discorso che il senatore Umberto Bossi ha tenuto domenica a Pontida, durante il raduno della Lega Nord, e in cui ha puntato il dito contro le vessazioni di Equitalia, arriva da Pescate la testimonianza di un imprenditore che sembra un...caso di scuola.
"Condivido tutto quello che Bossi ha sostenuto su Equitalia. Io ho sempre lavorato. Ho iniziato che avevo solo 9 anni, prima come imbianchino poi sono andato a lavorare in una segheria insieme a mio padre, Gaetano. A 21 anni ho creato la mia ditta, la Corti Arredamenti insieme a lui. Tutto il mio tempo, i miei soldi le mie risorse le ho messi qui, nella mia creatura. Ma adesso mi ritrovo con diversi beni immobili che non posso vendere, non riesco a vendere. Per di più mi sono ritrovato anche il conto bloccato e non ho accesso nemmeno alla mia pensione di meno di 800 euro. E questo perché devo circa 60 mila euro ad Equitalia". Ma la storia di questa ascesa e caduta è lunga. E Corti ce la racconta dall'inizio. "La Corti arredamenti è fallita nel 2010, ma i primi problemi sono iniziati alcuni anni prima. Nel settembre del 2007 quando sono stato colto da un malore, un aritmia, mentre transitavo in auto a Sala al Barro". Si è trattato di un incidente grave, che ha compromesso la salute dell'imprenditore pescatese. "Sono stato in ospedale per mesi, poi sono stato a lungo bloccato a letto e poi in carrozzina. Ora mi sto riprendendo piano piano. Ma soffro molto. Ho dei dolori che non auguro nemmeno al mio peggior nemico. Per tutto quel tempo non mi sono potuto occupare della ditta e ora è fallita". Corti ci confessa di aver passato momenti di grande disperazione. "Oltre ai problemi fisici, mi è stata riconosciuta un'invalidità pari all'85% ero a terra per i problemi finanziari. Insoluti, banche che ti chiudono lo sportello. Un'azienda brianzola mi aveva commissionato materiale per un valore di 600 mila euro, ma non lo ha mai ritirato. Si sono aggiunti clienti stranieri che non pagavano. Insomma mi sono trovato con un debito di un milione e mezzo di euro e l'azienda fallita. Tutto il materiale è stato svenduto all'asta. Ed è davvero dura vedere sgretolare tutto quello che si è costruito in una vita di lavoro". Ma il paradosso è che Severino Corti i mezzi per risollevarsi li avrebbe. "Su di me si è detto di tutto e di più, ma quello che è vero è che ho sempre lavorato e tutto quello che avevo lo mettevo nell'azienda. E adesso la pago. Ho ancora diverse proprietà, parlo di case e terreni". E infatti ci mostra una perizia relativa a una parte dei suoi beni immobili: una casa in Valtellina con 2 mila mq di terreno, una a Cesano Maderno, una a Civate, gli stabili a Pescate dove teneva l'esposizione di mobili in passato. "Solo queste proprietà sono state valutate in 3 milioni e 700 mila euro. Anche se varrebbero di più. Ho trovato parecchie persone interessate ad acquistarle. Mi basterebbe venderle per pagare il mio debito e tenermi il resto. Ma non so perché c'è sempre qualcosa che blocca la vendita e i compratori interessati scompaiono. Ho il sentore che ci sia qualcuno interessato a non farmi vendere per aspettare la fine e mettere tutto all'asta per svendere le mie proprietà. Non riuscirei davvero a sopportare tutto questo".
da: laprovinciadilecco.it
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