Sebastiano Caspanello
Di che natura è la "monnezza" napoletana che fino a due giorni fa e a partire dal 22 febbraio è stata smaltita nella discarica di Mazzarrà Sant'Andrea? Sta tutta qui la diatriba sul caso del momento, che ha indotto una dirigente della Provincia di Messina, Carolina Musumeci dell'ufficio Politiche energetiche e Tutela dell'ambiente, a presentare un esposto in Procura e a dichiarare ufficialmente, nel corso della commissione consiliare svoltasi ieri mattina, che «si è verificato un trasporto abusivo di rifiuti».
Il fatto è ormai noto: il 22 febbraio scorso è iniziato un via vai di oltre 600 camion dalla Campania verso Mazzarrà Sant'Andrea per scaricare quello che, alla fine delle operazioni, si conta come un totale di 25 mila tonnellate di rifiuti provenienti dalla provincia napoletana. In particolare dagli impianti di Giugliano e Tufino, in uso al commissario per l'emergenza rifiuti in Campania tramite la società pubblica Sap.Na. Spa. Il tutto in virtù di un contratto di conferimento siglato dalla Tirreno Ambiente Spa, che gestisce la discarica del barcellonese, e le ditte D'Angelo e Profineco, per 89 euro a tonnellata. Giorno dopo giorno, camion dopo camion, si solleva un polverone e il sindaco "vicino di casa", Bartolo Cipriano, chiede chiarimenti a tutti gli enti interessati, interessando anche la Procura di Barcellona.
Ma tornando al punto di partenza, che tipo di rifiuti sono stati scaricati a Mazzarrà? Tirreno Ambiente Spa sostiene che siano rifiuti speciali non pericolosi, mentre la Provincia continua a ribadire che si tratti di rifiuti urbani non differenziati. E che avrebbero dovuto passare da autorizzazioni istituzionali che in realtà non ci sono mai state. «A parere di questo ufficio – scrive Carolina Musumeci nella sua relazione del 1. aprile scorso, richiesta dall'assessore provinciale all'Ambiente Carmelo Torre – lo smaltimento dei rifiuti provenienti dalla Campania, considerata la loro natura e provenienza (rifiuti urbani) ed a prescindere dall'attribuzione del codice Cer, avrebbero dovuto essere smaltiti in ambito regionale campano a meno di intese o autorizzazioni espresse dall'autorità regionale competente di cui questo ufficio in atto non ha alcuna notizia».
E non ha notizia semplicemente perché non esiste un accordo interregionale tra Campania e Sicilia, proprio in virtù del fatto che Tirreno Ambiente sostiene di smaltire rifiuti speciali non pericolosi, operazione che non necessiterebbe di un'autorizzazione specifica ma per la quale sarebbe sufficiente un accordo privato, come di fatto è avvenuto. Che a Palermo fossero all'oscuro di tutto, del resto, è confermato dalla nota firmata dal dirigente del dipartimento regionale dell'Acqua e dei Rifiuti, Vincenzo Emanuele che il 31 marzo, invita Palazzo dei leoni «a volere relazionare, con la massima sollecitudine, in ordine alla gestione della discarica con particolare riferimento alle notizie circa un presunto trasferimento di rifiuti dalla Campania presso la discarica di Mazzarrà Sant'Andrea». Il dirigente parla di "presunto" trasferimento. Se ci fosse stato un accordo tra la Regione Sicilia e la Campania o comunque l'ufficio commissariale per l'emergenza rifiuti, pare ovvio che da Palermo non avrebbero chiesto lumi a Messina. Il 7 aprile è la Musumeci a rispondere agli uffici regionali, premettendo che alla Provincia «non è pervenuta alcuna formale e preventiva comunicazione sul conferimento di rifiuti di provenienza campana». Secondo la Musumeci i rifiuti sono assimilabili a rifiuti urbani ed indifferenziati.
Tutto l'opposto di quanto ribadito, invece, dall'amministratore delegato della Tirreno Ambiente, Pino Innocenti. Il quale in una lettera inviata al sindaco di Mazzarrà, Carmelo Navarra, chiarisce che tutto l'iter è stato seguito dal consulente tecnico della società, Bartolo Capone. Che a dicembre era giunta la richiesta di disponibilità, dalla Campania, a poter ricevere rifiuti «già trattati e giacenti in capannoni sorvegliati da carabinieri ed esercito». Che tutto il materiale è stato visionato preliminarmente dallo stesso Capone e classificato come "rifiuto speciale non pericoloso", valutazione confermata dai rilievi effettuati a febbraio. Anche l'Arpa, spiega Innocenti, ha effettuato, ad inizio aprile, analisi sui campioni prelevati, analisi che «hanno dimostrato che i rifiuti sono costituiti da frazioni secche e inodori, con caratteristiche tali da non produrre percolati e bio-gas, i testi di cessione hanno evidenizato che i limiti massimi di ammissibilità sono di gran lunga inferiori ai parametri previsti dalla legislatura vigente, evidenziando altresì l'assenza di idrocarburi». Insomma, rifiuti di gran lunga migliori, sostiene Tirreno Ambiente, di quelli provenienti dai Comuni dell'Ato2, «che restano per settimane su pubbliche strade e sono successivamente conferiti quando sono già in stato di avanzata decomposizione». Questi i fatti, queste le posizioni. Il quesito iniziale rimane sospeso tra due versioni differenti. I prossimi responsi saranno quelli definitivi dell'Arpa. Oltre a quelli che avrebbe già disposto la Procura.
Fonte:http://www.gazzettadelsud.it/NotiziaArchivio.aspx?art=54262&Edizione=13&A=20110415
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